Le memorie di Adriano G. by Adriano Galliani & Luigi Garlando

Le memorie di Adriano G. by Adriano Galliani & Luigi Garlando

autore:Adriano Galliani & Luigi Garlando [Galliani, Adriano & Garlando, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-05-02T12:00:00+00:00


9

LE FORBICI DI TATÒ

Nell’autunno del 1993 il manager Franco Tatò diventa amministratore delegato di Fininvest, con il compito di risanare i conti del gruppo, anche attraverso l’ingresso in Borsa che avverrà nel 1996. Per l’intransigenza dei suoi interventi nel taglio dei costi viene soprannominato “Kaiser Franz”, come Franchino Baresi. Un giorno Silvio Berlusconi ammette per scherzo: «Quando lo incrocio in corridoio, ho paura che mi guardi come una spesa da abbattere».

Ricevo due lettere da Tatò, come tutti gli amministratori delegati del gruppo, una in quanto AD di Mediaset, l’altra in quanto AD del Milan.

Il senso è questo: «Da questo momento non avete più i poteri che avevate prima. Per i prossimi investimenti, non per la gestione ordinaria, servirà anche la mia firma, perché il gruppo è troppo indebitato…» eccetera eccetera.

Si dà il caso che “Zorro” Boban si fa il menisco e si apre un’emergenza a centrocampo.

Io vengo preso dal terrore, ragiono con Ariedo sul da farsi, e ci concentriamo su Marcel Desailly del Marsiglia, gradito anche a Capello, che lo conosce bene. Anzi, forse è stato proprio Fabio a indicarcelo.

Io, dopo l’affare Papin e il ruzzolone dalle scale, ho rapporti ben avviati con Bernard Tapie, patron dell’Olympique.

Mi ritrovo stritolato da due paure poderose: quella di essere licenziato in tronco per una spesa di dieci miliardi, il costo di Marcel, che andava oltre l’ordinaria amministrazione, e quella di lasciare un buco al centro del Milan.

Ragiono così: o faccio la persona assennata e non lo compro oppure chiedo a Berlusconi il permesso. Ma se il presidente mi dice no, è no; se mi dice sì, lo metto poi in difficoltà davanti a Tatò.

Allora scelgo la terza via, quella del pazzo, la solita soluzione psichiatrica: compro Desailly senza dire niente a nessuno.

La sera che Marcel sbarca a Linate in gran segreto, Ariedo e io andiamo a prenderlo e lo portiamo a cena al Torre di Pisa. Non andiamo a San Siro, dove il Milan è impegnato in Coppa Italia contro il Piacenza.

Berlusconi invece ci va e si ritrova circondato dai giornalisti che lo informano: «Avete preso Desailly! Avete preso Desailly! Conferma? Le piace?».

Il presidente cade dalle nuvole e naturalmente nega: «Ma no… È una bufala. Nessuno mi ha detto niente… Dovrei essere il primo a saperlo, immagino».

Però il sospetto gli viene perché non vede allo stadio né Braida né Galliani e la cosa è parecchio singolare. Quando riesce a rintracciarmi, gli spiego tutto in qualche modo, e metto in scena una nuova supercazzola alla Tognazzi, come ai tempi di Ancelotti, enfatizzando la sofferenza tattica della squadra e le richieste assillanti di Capello.

Come se la sia cavata il presidente con Tatò sinceramente non lo so ancora adesso. So solo che io per qualche giorno mi sono tenuto ben nascosto e ho camminato rasente i muri degli uffici Mediaset per evitare di incrociare Kaiser Franz e le sue forbici.

Comunque, guarda caso, in quella stagione il Milan vince scudetto e Coppa dei Campioni. Sono convinto che senza Marcel non ci sarebbe riuscito.

Anzi, nella finale di Atene



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